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Il Salento in un bicchiere con Claudio Quarta

Due giorni intensi trascorsi con Claudio Quarta e sua figlia Alessandra per conoscere da vicino la realizzazione del progetto agro-alimentare – esteso anche alla cantina irpina San Paolo di Torrioni (AV) – che ha ricondotto nei luoghi d’origine l’imprenditore leccese, dopo l’esperienza di ricerca scientifico-biologica espressa anche nel “nuovo mondo”. La storia della sua vita è affascinante e densa di emozioni, così come i vini delle sue cantine, concepiti per essere bevuti da un pubblico più internazionale e meno legato agli stereotipi locali di “vino della tradizione”. La sua idea è di far emergere dai tradizionali vitigni del Salento tutte quelle note piacevoli e morbide, sino a oggi soffuse dietro il carattere forte e prevalente di un vino strutturato e corposo, così da rendere più facilmente bevibile al consumatore del mondo il “nettare pugliese”. Il pensiero dominante è quello di accompagnare i propri vini a una quotidiana cucina sempre più leggera ed essenziale. È una visione lungimirante del futuro alimentare del nostro Paese, con un ritorno alle sane e biologiche abitudini alimentari fatte di minor presenza di piatti corposi e strutturati a vantaggio della semplicità e della genuinità dei sapori e della gradevole riscoperta del gusto generato dalla terra.

 

La continua ricerca nella viticultura del passato ha condotto Claudio Quarta, in collaborazione con la Facoltà di agraria dell’Università di Milano, alla creazione di un “vigneto delle biodiversità”, impiantando in un solo ettaro di terra circa 500 tipologie diverse di vite (sei ceppi per tipo), provenienti da tutta l’area del Mediterraneo e caucasica, costituendo, forse, il più grande centro di sperimentazione al mondo di selezione delle varietà di “vitis vinifera”. “Il vino preesiste nel terreno e nella vite prima di entrare nella bottiglia”, dice Claudio nel presentare le sue “creature”. “Fare un vino di qualità impone la selezione della varietà in funzione dell’impatto ambientale, in altre parole, lo studio attento delle condizioni naturali, fisiche e chimiche del luogo, il microclima e le caratteristiche proprie della territorialità”. È questo il modo per rendere il vino unico e inimitabile. “Così ho pensato i miei vini e, così, ho deciso di produrli".

Sensibilità per l’arte e per la musica, attenzione alla storia e alla ricerca, piacere per il gusto e la scoperta. Così ho conosciuto Claudio Quarta, produttore illuminato, da seguire sempre più da vicino nella realizzazione dei suoi nuovi frutti.

 

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Moros - Salice Salentino rosso Riserva DOP 2012

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La degustazione di Moros, unico vino dell’omonima cantina di Guagnano (LE), è stata guidata da Aldo Specchia, sommelier e degustatore ufficiale dell’Associazione Italiana Sommelier della delegazione di Lecce, in abbinamento ai piatti appositamente studiati per questo vino dal cuoco Antimo Savese della Med Cooking School di Ceglie Messapica.

Varietà di Negroamaro 95% e Malvasia Nera 5%.

Fermentazione con lieviti autoctoni in acciaio.

Affinamento: 70% in barrique di legno americano e botti di legno francese per 18 mesi e, successivamente all’assemblaggio, ulteriori 4 mesi in bottiglia.

Colore rosso rubino luminoso con riflessi amaranto. Evidente impatto glicerico nel bicchiere determinato dalla gradazione alcolica (15%).

Al naso, immediati sentori di frutta rossa in confettura, gradevoli note dolci di vaniglia, tabacco, cuoio, pepe bianco ed erbe aromatiche mediterranee.

In bocca sono subito evidenti il gusto tipico della frutta matura di ciliegia, mora e ribes, e note speziate provenienti dal legno di affinamento in barrique.

Notevole acidità ben composta ed equilibrata con l’elemento di sapidità.

Vino caldo ma composto, di corpo, struttura ben disegnata dai tannini morbidi e piacevoli.

Persistente e vivace il finale con ritorni di frutta a bacca rossa, spezie dolci e note balsamiche.

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